Samsung vuole da Apple il 2,4% sui ricavi ottenuti da ogni chip venduto

Arriva oggi la notizia che Samsung ha richiesto al tribunale olandese l‘ottenimento del 2,4% sui guadagni riguardanti la vendita di ciascun chip 3G utilizzati nell’iPad e nell’iPhone.

Nella causa legale Apple è rappresentata da Rutger Kleemans (Freshfields) mentre i consulenti legali di Samsung sono diretti da Bas Berghuis (Simmons & Simmons). Da informazioni trapelate sulla causa, Apple dichiara che Samsung è alla ricerca di un 2,4 per cento del prezzo del costo chip . La richiesta secondo l’azienda di Cupertino risulta “semplicemente eccessiva”, affermando che le parti stanno ancora negoziando un accordo di licenza di sorta, la concessione di un’ingiunzione sarebbe prematura.

È interessante notare che gli avvocati di Apple anche esplicitamente dichiarato che i dispositivi IOS venduti in Europa non utilizzano processori Qualcomm in silicio che si trovano solo nelle versioni CDMA di iPad e iPhone. Apple ha anche detto che Samsung ha cambiato la licenza di Qualcomm per escludere Apple. In poche parole, l’argomento di Apple è che la tecnologia Samsung e i brevetti sono già incorporati nel chipset Intel.

Samsung non è d’accordo, ovviamente, e sostiene che Apple ha più di dieci fornitori di componenti e li sta oscurando propositamente al fine di determinare quali componenti violano i brevetti di Samsung. Apple ha lanciato l’iPhone in Olanda nel 2008 senza ottenere le licenze necessarie, questo sostengono gli avvocati di Samsung.
Apple mantiene le sue parti di tecnologia Samsung 3G che dovrebbero essere soggette a condizioni eque, licensing ragionevoli e non discriminatorie (di cui alla terminologia giuridica come FRAND). Gli avvocati di Samsung non ha mai impedito nessuna delle parti nella sua licenza sui brevetti essenziali rispettando sempre le condizioni del FRAND. Anzi, al contrario, hanno offerto ad Apple la scelta tra l’intero pacchetto di brevetti e brevetti singoli, ognuno a condizioni FRAND, edApple ha risposto che non erano né facili né ragionevoli.